Recensione: “Levius” di Haruhisa Nakata

L’anime

Realizzato in Giappone nel 2019 per un totale di 12 episodi appartenenti ad una singola stagione completa che tratta del tema dello sport del combattimento meccanico ambientato in un mondo fantascientifico.

In Italia i diritti sono stati acquistati da Netflix che ha reso disponibile gli episodi sia sottotitolati che doppiati in italiano.

Altri media

La storia si origina dall’omonimo Manga seinen scritto e disegnato dal mangaka Haruhisa Nakata pubblicato tra il 2012 e il 2014 con la casa editrice Shogakukan per un totale di 18 capitoli in 3 volumi. Alle vicende segue un sequel intitolato “Levius/est” realizzato a partire dal 2015 e ancora in corso in patria con 7 volumi all’attivo.

In Italia i volumi di “Levius” sono disponibili in lingua italiana grazie all’acquisto dei diritti della storia da parte della Star Comics per la Planet Manga che li ha resi disponibili nella penisola a partire da Dicembre 2016.

Trama

La storia tratta della vita di Levius, un giovane ragazzo che viene affidato alle cure dello zio Zacks dopo la guerra a Greenbridge gli ha tolto tutto ciò che aveva: il padre arruolato sul fronte è morto combattendo, la madre è in coma per aver tentato di salvare il figlio da un esplosione e lui ha perso un braccio costituito poi da un arto bionico. Ora vive con lo zio e non sembra esserci nulla capace di muoverlo più, si colpevolizza di tutto quello che è successo alla madre, si sente responsabile di aver lasciato morire una giovane bambina trascinata da un robot e tutto quello che vuole è starsene rinchiuso nella sua stanza. Quando arriva la notizia che la madre malata viene trasferita in città supplica lo zio di andare a trovarla scoprendo che le condizioni in cui verte la donna sono anche più critiche di quello che s’immaginava. Tornando verso casa Zacks cerca in tutti i modi di aiutare Levius a pensare ad altro, ad un certo punto però il ragazzino fugge dalla macchina per inseguire la stessa bambina che aveva visto rapire quello stesso giorno di guerra dove tutto è accaduto e la segue di corsa ritrovandosi così in un’arena di combattimento meccanico dove uomini dotati di arti bionici praticano la boxe.

In quel preciso momento dentro al cuore di Levius qualcosa si muove, finalmente ha trovato un posto per sè che possa aiutarlo a trovare quel che sta cercando: se stesso. Supplica lo zio Zacks ad allenarlo essendo lo stesso un ex pugile, Levius entra così nel mondo del pugilato meccanico – uno sport in cui si sfrutta l’acqua di Agartha per produrre iper-vapore che muove gli arti meccanici degli atleti. Ben presto il ragazzo si fa strada nei vari gironi ed entra nella G3 con il record assoluto di velocità, questo fa infuriare parecchi atleti che accettano di batterlo senza però riuscirci e portando presto Levius a combattere per l’ammissione alla G2. In questa scalata verso il successo il giovane e talentuoso pugile dovrà fare i conti con avversari dalla forza temibile e con il dolore che risiede nel suo cuore.

Nell’anime (e ancora più marcatamente nel manga) esistono due tipi di scontro: quello brutale/su scala macroscopica come la guerra che genera vittime innocenti, distruzione e rovine; e quello volontario/controllato più praticato come forma di danza catartica. Certo, la perfezione dei movimenti e la natura non-artificiale dello scontro sul ring possono portare alla morte, ma questa sarà comunque una fine onorevole, che pone fine ad una altrettanto onorevole ricerca. Anche se i combattimenti della Federazione sono altamente rigidi e gli atleti sono sottoposti a scrupolosi controlli, il boxare rappresenta la sublimazione del trauma della guerra appena finita. A Levius viene dato il compito di trovare il giusto equilibrio tra queste forze nella sua estenuante ricerca di sè.

Differenze con il manga

Il presidente della Amethyst è il folle Jack Pudding, detto Dottor Clown perché porta sempre una maschera. Nel manga questo personaggio è visivamente molto diverso, davvero simile a una pagliaccio con tanto di naso rosso; mentre nell’anime il suo aspetto è molto più elegante poiché indossa una maschera veneziana che gli copre metà del viso. Tuttavia, pur essendo più misurato e sobrio, la sua ideologia resta assurda: la lotta e la violenza mortale come suprema bellezza.

Il Dottor Clown dice che A. J, è la sua figlia adottiva ma in lui non c’è vero affetto. Si tratta solo dell’infatuazione di un collezionista per un bel oggetto e non ci viene detto nulla della vera famiglia di A. J. (mentre nel manga si scopre che fine hanno fatto suo padre e suo fratello).

La figura di Natalia nel manga non compare nel primo ciclo ma solo nel secondo arco narrativo “Levius/est”.

A. J. nel manga è muta e incontra Levius per la promozione al G1 e non al G2 ovvero una sorta di Olimpo composto da 12 + 1 combattenti divinizzati.

Curiosità

“Levius” in latino significa “più leggero” e per questo è stata una scelta voluta quella di utilizzare tinte tenui nella colorazione dell’anime capaci di riflettere la luce con una modalità che paia quasi fondersi ad essa: ogni dettagli pare sia composto esso stesso di luce, sulla pelle, sui capelli, ma soprattutto negli occhi.

Opinione personale

Ho apprezzato molto l’intera produzione seppur io non sia avvezza alla fruizione di contenuti completamente realizzati con quello stile grafico. Tutta la storia si realizza con un ritmo incessante, ogni domanda che il fruitore si pone viene poi abilmente messa a tacere con un accurata risposta nel corso delle vicende e l’evoluzione psicologica dei personaggi avviene lentamente. I colpi di scena sono molteplici nonostante i temi trattati siano quantitativamente pochi in quanto più episodi vengono utilizzati per la descrizione di singoli incontri decisivi.

Tantissimi potrebbero essere gli spunti di ampliamento della storia con una lieve attenzione maggiore sui protagonisti secondari che incorniciano le vicende di Levius e altrettanti potrebbero essere eventuali epiloghi per il protagonista prodigio del combattimento meccanico. In particolare ho apprezzato moltissimo la figura dello zio dal cuore grande pronto a tutto per il nipote nonostante appaia come un “maiale barbuto” del tutto distaccato.


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